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sabato 9 agosto 2014

Un senso alla presunta arte

Torno su Proteus dopo il post di oggi.
Il primo post era dopo una ventina di minuti di gioco, ma questo post arriva dopo un'intera serata, quattro run complete e lista trofei completata al 100%.
Non ho cambiato idea. Resta un gioco brutto da vedere, brutto da sentire e con emozioni zero.
E io sono una persona che si emoziona veramente con poco. Sono in grado di piangere anche per una pubblicità, per una canzone, per una battuta in un telefilm (telefilm anche scemo, magari).
Ma torniamo al gioco.

Gli ho dato una seconda possibilità grazie alla mia mania di completismo. Avere il gioco installato, con un solo trofeo preso (in modo del tutto casuale durante i primi minuti di gioco), mi irritava.
Quindi ho letto la lista trofei, che non svela niente perchè le descrizioni sono una sorta di poesie (vabè).
Per trovare un senso, ho cercato una guida e qualcosa ho trovato, anche se sicuramente non fioccano guide in ogni dove, non essendo un gioco tripla A.
Leggendo quindi le descrizioni per prendere i trofei, ho scoperto qualcosa in più. Qualcosa che ha dato un minimo di senso al mio voler proseguire.

Ho scoperto che l'isola cambia ad ogni partita, ma nonostante questo ci sono alcuni punti di riferimento fissi, presenti sempre anche se posizionati in modo diverso.
Una casa, delle torri, dei totem, un cimitero e un cerchio di pietre in stile Stonehenge. Ovviamente niente di tutto questo consente una minima interazione. Il tutto è lì solo per essere guardato, e non è neanche un bel vedere.
L'unica cosa che permette di interagire è il cerchio di pietre, il quale funge da portale.
Per dove?
Per un'altra stagione.
Il gioco inizia infatti in primavera, la telecamera si apre come un occhio e ci si ritrova davanti l'isola da girare, ovviamente in prima persona. Ma una volta trovato il cerchio di pietre, ci si può posizionare al centro e si viene trasportati di stagione in stagione, fino ad arrivare all'inverno.
Ovviamente cambiano i colori, cambiano i suoni (che restano comunque fastidiosi), cambiano le poche bestioline pixellose che si incontrano. E basta, non cambia nient'altro.
Solo l'autunno ha qualcosa di (totalmente inutile) in più. Di notte infatti andando nei punti di riferimento accadono degli eventi.
Eventi che non svelano niente e che non servono a niente. Giusto ad ottenere un trofeo. DLING!
Di stagione in stagione insomma si arriva all'inverno e ci si accorge subito che il portale al centro del cerchio di pietre non reagisce più.
Che fare quindi?
Beh, si gironzola, ovviamente. Fino a scoprire che dove ci sono fiocchi di neve... si può fluttuare nel cielo.
E fluttuando fluttuando ci si avvicina alla luna... e dopo qualche minuto in cui ci si chiede "e quindi? mi è crashato il gioco forse?", visto che non accade  nulla e non ci si può più muovere, la telecamera richiude il suo occhio e il gioco finisce  (e dlinga un trofeo, tanto per).

Ok.
Vogliamo trovare un senso a questo girovagare tra i pixel? L'unica cosa che mi viene in mente è il ciclo della vita. Nascita, stagioni della vita fino all'inverno... morte.
Nel caso in cui qualcuno si fosse dimenticato qual è il ciclo della vita. Si sa mai. Meglio avere un gioco pixelloso a ricordacelo.

Ovviamente l'ho già disinstallato dalla mia povera Play.
Sicuramente è stato il 100% più veloce della mia carriera di videogiocatrice!

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